Istrione. Eclettico. Assolutamente fuori dagli schemi. Abbiamo parlato delle mostra personale che Umberto Verdirosi sta esponendo a Bormio Terme – chiusura il 31 agosto 2013, se non siete ancora andati affrettatevi, ne vale la pena… – ma la personalità dell’artista ci ha talmente intrigato che abbiamo deciso di fare con lui una chiacchierata che trasuda di purezza e amore. Amore per l’arte, in qualsiasi forma e la purezza di difenderla, come un novello Cirano, in barba a tutto e tutti. Altrimenti non sarebbe stato possibile che il figlio di due attori teatrali diventasse pittore, gallerista e critico d’arte. Autodidatta. Sentiamo la sua storia.
“Sono figlio di due attori. Mio padre era capocomico, ossia svolgeva i compiti che oggi sarebbero assegnati ai registi, quando ancora la figura del regista non esisteva. A quei compiti doveva unire quelli dell’impresario, dello sceneggiatore… un factotum – racconta con orgoglio Verdirosi – e io sono cresciuto così, girando l’Italia. A diciassette anni recitavo Romeo, a diciotto Amleto. Goldoni, Pirandello e D’Annunzio erano i miei compagni di viaggio. Fondai la mia personale compagnia e con un teatro tenda e dieci attori recitai per tutta la penisola per due lustri. A Trieste però un giorno la bora decise di spazzare via tutto. Ricostruii e poco tempo dopo una tempesta a Grado distrusse di nuovo il mio teatro. Lo presi come un segnale, chiusi la compagnia e mi trasferii a Roma, vivendo di pittura.”
Verdirosi pittore, ma non solo. Verdirosi poeta e scrittore, che fonde il suo pennello con i sonetti si Shakespeare. Verdirosi difensore dell’arte italiana, combattendo le influenze di quello che non esita a definire “blasfemo”.
“La pittura si è fermata, non c’è più il progresso. Io sono un artista italiano e non mi rispecchio nelle correnti blasfeme del 900 americano. Dovremmo difendere la nostra storia e invece inseguiamo la banalità.” Opinioni forti, sicuramente non comuni. “Mirò non è un pittore, è una tragedia. L’impersonificazione della ripetitività. Vogliamo parlare di Fontana? Il vero artista non è lui, ma quello che ha venduto il suo quadro per nove milioni di euro. La demenzialità dell’arte oggi è arrivata all’ultimo stadio. Purtroppo, avendo la mia galleria d’arte a Orvieto, vedo anche tantissimi pittori che sanno dipingere ma non hanno abbastanza carattere per difendersi e fanno la fame.”
Umberto Verdirosi. Arte come messaggio. Il suo credo. “Citando Kant, ogni arte che non comunica è fine a se stessa. Nel libro che ho scritto – “Dietro la tela” – spiego che dietro ogni dipinto c’è sempre un colpevole, che deve prendersi la responsabilità di quello che ha prodotto. L’arte non è fatta di scarabocchi. L’arte è una cosa seria.”
Chiaro come il sole. Umberto Verdirosi porta sulle spalle il suo sacchetto da “eterno cercatore” e continua la sua vita di esplorazione nel mondo dell’arte. A modo suo. Chiunque non possa passare a Bormio potrà trovare on line nel suo sito personale tutto quello che lo rappresenta: quadri, sculture, libri e poesie. Tempo di saluti e di arrivederci.
Chiudiamo con un messaggio che sembra quasi un epitaffio. “Ognuno di noi ha il quadro che si merita.”
Amen.
0 comments